Lietta Tornabuoni, La Stampa

“Il film è terribile, e bello”. (Lietta Tornabuoni, La Stampa)

“Il regista Segre tenta di dare alla figura di un attore in crisi una valenza particolare, quasi voglia farne il simbolo dell'emarginazione odierna. Il passato di Carlo viene fuori però a brandelli, senza un disegno organico che conduca lo spettatore ad inquadrarlo. Nuoce poi alla pellicola la scelta di un protagonista, che è poi anche soggettista, che recita alquanto sopra le righe, con risate cavernose e urla da teatrino rionale, come nelle vecchie recite da filodrammatica, e per giunta con una dizione assai improbabile per un attore che ha un passato, a quanto recita il copione, di tutto rispetto”.(Segnalazioni Cinematografiche)

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